Dopo mesi di piogge torrenziali, alluvioni, nevicate, bora e freddo intenso alternati a scirocco ed alta marea con i relativi problemi di esondazioni dei fiumi, qual è i tempo che ci aspetta in questo primo scorcio di 2011?
Nemmeno con la sfera di cristallo potremmo darci una risposta, ovviamente.
Accontentiamoci perciò di cominciare a vedere delle schiarite, come quelle apparse oggi, che, seppure alquanto timide, almeno ci spingono a sperare.
Quello che è certo è che finora, da ottobre in avanti, in bosco è stato impossibile lavorare. Anche nell'immediato futuro, certe zone saranno quasi impraticabili, se non con mezzi aerei o anfibi (esageriamo un po'...).
Meglio - dirà probabilmente qualcuno - così i boschi se ne stanno un po' tranquilli, senza l'impatto negativo che l'uomo determina con le sue attività!
Mi sa però che questo tipo di pensiero andrà via via attenuandosi col passar del tempo.
Credo che l'evolvere della situazione economica, che coinvolge tutti noi, sia destinata a portarci - giocoforza - a rivalutare-riscoprire certe risorse naturali rimaste a lungo immotivatamente abbandonate, una su tutte il bosco.
Come società, è probabile quindi che passeremo da una visione quasi museale dell'ambiente naturale - ciò che ha connotato gli ultimi decenni - ad una visione maggiormente utilitaristica, sulla spinta di necessità concrete.
Il rischio in tal caso potrà essere quello di farci prendere la mano dalle necessità contingenti, sorvolando o dimenticandoci delle dinamiche naturali che sovraintendono all'evoluzione e alla perpetuazione del bosco.
La selvicoltura potrebbe in tal caso venirci in soccorso, avendo proprio questa funzione: favorire il razionale utilizzo della risorsa naturale bosco, cioè conciliare le esigenze umane più immediate con quelle ambientali, molto importanti, di più ampia portata e dilazionate nel tempo.