Vardón sì da descóre, ma ancia da rivà a ‘na conclusión. Par fà calcòssa, par nó lassà massa rebandonàth i nòstre bósch. Se torna fòra i vèci i ne cópa…


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domenica 5 agosto 2012

SECOND LIFE

La storia italiana più recente, intendo quella dei due decenni scorsi, ha visto la fine della cosiddetta “prima Rebubblica” e, sulle sue ceneri, l’instaurarsi della successiva (e di nuovo cosiddetta) “seconda Repubblica”. Questo, almeno, è ciò che per quasi vent’anni (autorevoli?) giornalisti e commentatori ci hanno inculcato con grande insistenza, procurando gonadoclasia in parecchi casi. 
Io non ho mai voluto credere a tale scemenza, anzi: l’ho sempre ascoltata con grande fastidio (naturale, direte...).
Che nel ventennio vi sia stata una qualche cosa (vedasi la parentesi di Tangentopoli) che abbia momentaneamente disturbato il palese, quotidiano e sguaiato ladrocinio politico-affaristico-tangentizio consumato alla luce del sole, facendolo poi evolvere nella successiva e ancor più spudorata versione turbocompressa, silenziata e dotata di ogni possibile “salvaterga” per i suoi spericolati attori, beh..., su questo non vi è dubbio. 
Ma nella sostanza, tra il prima e il dopo, la differenza si può considerare pari a zero: si rubava prima e si è continuato a rubare (ancora di più) poi. 
Ho fatto tutta questa premessa italiota solo per dire questo: nel corso della storia ci sono dei particolari eventi che ufficialmente vengono considerati degli “spartiacque”, come a dire che dopo di essi le cose non sono più come prima. E non importa se poi i fatti dimostrano il contrario. Così dev’essere: si pianta un cippo di confine e non importa se esso non indica una fine e un inizio, ma sta nel bel mezzo di una continuità. 
Venendo al dunque e seguendo questa logica (poco logica), in questo momento io mi trovo nella mia seconda vita. La voglio chiamare SECOND LIFE, perchè fà più figo, esprimendo così quel po’ d’italianità residua difficile da rimuovere... 
Qual è il confine tra la mia prima vita e questa seconda? È l’incidente che ho avuto col trattore e il rimorchio carico di tronchi, ribaltandomi sottosopra lungo una scarpata.
È capitato venerdì 20 luglio 2012, lungo una pista forestale che stavo percorrendo per raggiungere la viabilità principale, a causa del cedimento improvviso del ciglio della pista. È andato tutto bene, nel senso che sono rimasto completamente illeso, senza riportare nemmeno un graffio né una contusione. Faccio fatica io stesso a spiegarmi questa cosa, dato che il posto di guida di un trattore (fra l’altro non modernissimo) non è paragonabile al divano di casa... 
È andato tutto bene anche (o soprattutto) perché avevo allacciato la cintura di sicurezza addominale e perché il trattore è dotato del telaio di protezione, che ha retto agli urti. I casi di morte per schiacciamento sotto il trattore sono tra quelli più frequenti nell'ambito degli incidenti con esito letale che accadono in agricoltura. 
Ecco, io adesso, stando alla prassi, sono nella mia SECOND LIFE e, come nell’esempio italiota di apertura di questo post, sono tenuto a  dire e continuare a ripetere questo. Ovviamente, anche questa volta, tra il prima e il dopo non vi è differenza alcuna, almeno sul piano psico-fisico del sottoscritto. 
Appena avrò riparato i mezzi, continuerò a fare quello che da un anno a questa parte ho iniziato a fare professionalmente, cioè tagliare alberi e trasformarli in legna da ardere. È chiaro che un margine d’imponderabilità, nemmeno facile da individuare e quantificare, ci sarà sempre durante tutto lo svolgimento dell’attività; da parte mia, continuerò ad essere accorto nel lavoro, cercando di curare gli aspetti della sicurezza.
Oltre che bello, sarebbe oltremodo utile che anche altri soggetti facenti parte della frastagliata “filiera foresta-legno-energia” avessero in qualche modo a cuore i temi della sicurezza e, più in generale, del buon modo di lavorare. Mi riferisco, in particolare, a tutti quegli Enti pubblici proprietari di grandi estensioni boschive che, al di là di estemporanee esternazioni di circostanza che certa politica  impone loro, nel quotidiano trascurano o dimenticano il proprio ruolo, con tutte le conseguenze – dirette o indirette – immaginabili, in primis proprio quelle legate alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Qui mi fermo e pubblico una carrellata di immagini relative all’incidente, al recupero dei mezzi e ai danni riscontrati sugli stessi. Buona visione, sperando che il tutto possa essere di utilità per qualcuno...