Vardón sì da descóre, ma ancia da rivà a ‘na conclusión. Par fà calcòssa, par nó lassà massa rebandonàth i nòstre bósch. Se torna fòra i vèci i ne cópa…


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domenica 18 gennaio 2015

Budoia chiede fondi alla Regione per i boschi cedui privati abbandonati

Il Comune di Budoia ha chiesto un finanziamento alla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia per riprendere la gestione dei boschi cedui privati, che al momento sono poco utilizzati o addirittura abbandonati. A questo link è reperibile il progetto, scaricabile come file .pdf
http://sac3.halleysac.it/c093008/de/at_p_delib_dettag.php?x=&ATPRSER=9814&pag=&ATPRTIP=&ATPRNUD=&anno_delibere=&delibera_dal=&delibera_al=&ATPRGDE=&ATPRCAS=&ATPRCUF=#

Approfitto per  precisare che quanto riportato nell'articolo del quotidiano locale "Messaggero Veneto" del 09 gennaio 2015, che riguarda un mio possibile futuro ruolo di coordinatore di una squadra di volontari per attuare il progetto stesso, non corrisponde al vero.
http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2015/01/09/news/progetto-energia-del-bosco-chiesti-fondi-alla-regione-1.10639001
Il progetto prevede la sua attuazione attraverso l'intervento di imprese forestali professionalmente riconosciute, come è facilmente comprensibile leggendolo.

Non mi pare fuori luogo, infine, ricordare che si tratta di una RICHIESTA di contributo, che NON E' DETTO verrà ACCOLTA  dalla Regione; quindi, in questa fase è meglio non ragionare come fosse cosa fatta...

domenica 5 agosto 2012

SECOND LIFE

La storia italiana più recente, intendo quella dei due decenni scorsi, ha visto la fine della cosiddetta “prima Rebubblica” e, sulle sue ceneri, l’instaurarsi della successiva (e di nuovo cosiddetta) “seconda Repubblica”. Questo, almeno, è ciò che per quasi vent’anni (autorevoli?) giornalisti e commentatori ci hanno inculcato con grande insistenza, procurando gonadoclasia in parecchi casi. 
Io non ho mai voluto credere a tale scemenza, anzi: l’ho sempre ascoltata con grande fastidio (naturale, direte...).
Che nel ventennio vi sia stata una qualche cosa (vedasi la parentesi di Tangentopoli) che abbia momentaneamente disturbato il palese, quotidiano e sguaiato ladrocinio politico-affaristico-tangentizio consumato alla luce del sole, facendolo poi evolvere nella successiva e ancor più spudorata versione turbocompressa, silenziata e dotata di ogni possibile “salvaterga” per i suoi spericolati attori, beh..., su questo non vi è dubbio. 
Ma nella sostanza, tra il prima e il dopo, la differenza si può considerare pari a zero: si rubava prima e si è continuato a rubare (ancora di più) poi. 
Ho fatto tutta questa premessa italiota solo per dire questo: nel corso della storia ci sono dei particolari eventi che ufficialmente vengono considerati degli “spartiacque”, come a dire che dopo di essi le cose non sono più come prima. E non importa se poi i fatti dimostrano il contrario. Così dev’essere: si pianta un cippo di confine e non importa se esso non indica una fine e un inizio, ma sta nel bel mezzo di una continuità. 
Venendo al dunque e seguendo questa logica (poco logica), in questo momento io mi trovo nella mia seconda vita. La voglio chiamare SECOND LIFE, perchè fà più figo, esprimendo così quel po’ d’italianità residua difficile da rimuovere... 
Qual è il confine tra la mia prima vita e questa seconda? È l’incidente che ho avuto col trattore e il rimorchio carico di tronchi, ribaltandomi sottosopra lungo una scarpata.
È capitato venerdì 20 luglio 2012, lungo una pista forestale che stavo percorrendo per raggiungere la viabilità principale, a causa del cedimento improvviso del ciglio della pista. È andato tutto bene, nel senso che sono rimasto completamente illeso, senza riportare nemmeno un graffio né una contusione. Faccio fatica io stesso a spiegarmi questa cosa, dato che il posto di guida di un trattore (fra l’altro non modernissimo) non è paragonabile al divano di casa... 
È andato tutto bene anche (o soprattutto) perché avevo allacciato la cintura di sicurezza addominale e perché il trattore è dotato del telaio di protezione, che ha retto agli urti. I casi di morte per schiacciamento sotto il trattore sono tra quelli più frequenti nell'ambito degli incidenti con esito letale che accadono in agricoltura. 
Ecco, io adesso, stando alla prassi, sono nella mia SECOND LIFE e, come nell’esempio italiota di apertura di questo post, sono tenuto a  dire e continuare a ripetere questo. Ovviamente, anche questa volta, tra il prima e il dopo non vi è differenza alcuna, almeno sul piano psico-fisico del sottoscritto. 
Appena avrò riparato i mezzi, continuerò a fare quello che da un anno a questa parte ho iniziato a fare professionalmente, cioè tagliare alberi e trasformarli in legna da ardere. È chiaro che un margine d’imponderabilità, nemmeno facile da individuare e quantificare, ci sarà sempre durante tutto lo svolgimento dell’attività; da parte mia, continuerò ad essere accorto nel lavoro, cercando di curare gli aspetti della sicurezza.
Oltre che bello, sarebbe oltremodo utile che anche altri soggetti facenti parte della frastagliata “filiera foresta-legno-energia” avessero in qualche modo a cuore i temi della sicurezza e, più in generale, del buon modo di lavorare. Mi riferisco, in particolare, a tutti quegli Enti pubblici proprietari di grandi estensioni boschive che, al di là di estemporanee esternazioni di circostanza che certa politica  impone loro, nel quotidiano trascurano o dimenticano il proprio ruolo, con tutte le conseguenze – dirette o indirette – immaginabili, in primis proprio quelle legate alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Qui mi fermo e pubblico una carrellata di immagini relative all’incidente, al recupero dei mezzi e ai danni riscontrati sugli stessi. Buona visione, sperando che il tutto possa essere di utilità per qualcuno... 

giovedì 19 aprile 2012

BÈSPA CINÉSA...

Mi scusino tutti coloro che non riescono a comprendere chiaramente il dialetto che uso qui sul blog, ma anche l’uso di questo idioma, in via di totale scomparsa, fa parte della “mission”...(allargata)...che cerco di perseguire, a modo mio.
E alòra, tacón col discorso...
Un pèr de diss fa ère a rincurà legne restade ‘ntel bósc da st’invèr, unchì da vesìn de ciasa, e ai lavoràt cuasi ‘na dhornàda intiera prima da inacòrdheme de la bèspa...
un ghét desgrathiàt, che no 'l pól crésse
Mi la clame, ormai, la bèspa (sì, bèspa, come bólp, la “v” devénta “b”), parchè chel altre nome volgare, ‘taliàn, nó ‘l va bin par ésse tradusùt in dialèto. Théntha tiràla pa’ le lónge, se trata del Dryocosmus kuriphilus, clamàt ancia “vespa cinese del castagno” opùr “cinipide del castagno”.
Beldhà l’an passàt l’era stat ciatàt ca de neàltre, in pedemontana, doma che voleva ‘na ricognithión de un esperto par ciatàlo (par ciatà i sèncs...).
rama veduda par sóra
‘Sto an cà invéthe l’é sclopàt, anthi, l’é pròpio sclopàda, visto che l’é ‘na bèspa. Chè fala ‘sta bestiàta nóva cà (che la riva da la Cina)? La inpedìss che le fóie e i ghéth, apéna formàth, i se svilùpe normalmente, parchè i se carga de balùte, slónfe e indurìde, e cussì nó i ména pì e ancia se i créss, i créss desgrathiàth, plèns de deformathións.
 
but completamente blocàt
Nó stai ca adéss a spiegà dut al ciclo de la bèspa (se no, al vin nót, scur e plóia...) che tant se pól dhì a vardàsselo con calma unchì: (fraca col maus).
deformathións su le fóie
A mi me basta segnalà (torne a ripète che nó l’é ‘na novità assoluta) che la bèspa  (i dàns su  la vegetathión) ‘sto an ca l’è visibile da chiunque, basta ‘vé vóia da dhì a vardàssela. Cussì adéss i ciastignèrs i à ‘na magagna in pì de prima, come se nó in ‘véss ‘vùt beldhà abastàntha (‘l cancro de la scòrtha i lì à paràth a reméngo ‘nti ùltins 50 ains...).
Chi sa se F. Mas i Castanyer (al nome l'é un progràma...) al sa dime calcóssa su la bèspa unlì de lór, in Catalogna e intór via...(a l'é fàthile che nó la séa 'rivàda lavìa, anciamò).
rama veduda par sót
Ultima roba prima da serà ‘l discorso: cultori del dialèto, se ci siete batéit un colpo; vàlo bìn al nome de bèspa cinésa d’i ciastignèrs o no? Se avéit proposte mièi de chèla mèa scrivéit... E se no farai un sondàgio, vedarón...
Se sentón...

venerdì 13 aprile 2012

Ancora sul progetto dynAlp Climate

Certo, scrivo ancora del progetto dynAlp Climate, in corso di esecuzione, per dare un aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori. Così tutti possono conoscere come sta andando, compresa Alleanza nelle Alpi, che è il principale promotore dell’iniziativa, che conta 20 progetti in via di svolgimento su tutto l’arco alpino.
Questo è l’ennesimo (e non sarà l’ultimo...) post della serie e qui adesso riporto tutti i link a miei precedenti post sull’argomento, a partire dal primo, di circa un anno fa.
BUDOIA: IL PROGETTO ENERGIA DAL BOSCO;
APRE LO SPORTELLO ENERGIA DAL BOSCO;
BUDOIA,PROGETTO ENERGIA DAL BOSCO: AL VIA I LAVORI;
I BAMBINI DI SCUOLA NEL BOSCO .
Cosa c’è di nuovo da dire, questa volta? Beh..., più che cose da dire ci sono immagini da vedere, che forse testimoniano meglio dello scritto ciò che stiamo compiendo (uso il plurale perché faccio parte del gruppo che sta lavorando sul progetto).
ECCO LE IMMAGINI, buona visione!
Riporto, infine, anche un articolo del Messaggero Veneto sull'argomento.

mercoledì 28 marzo 2012

BARBA PIERO, LA VAL BONA, UN FÓNC E UN SFÈLTH RARI...


La ciaminaàda che 'l se féva barba Piero
Barba Piero l’era ‘l barba de me nòno Nani Tavàn. Me nòno Nani l’era del 1908 e barba Piero l’era par fortha un bèl pòc pi vècio. Me conta me mare, e ancia me barba Àndol, che cuan ch’i era in mònt, ‘n te la Thentolìna, barba Piero al dheva ogni tant fin dhò in Cansèi, fin tel Plan de l’Osteria, e po' dho anciamò fin a Tambrùs, par crompà scàtui e talth, ch’i serviva in mònt. I scàtui, pal butìro, e le tàlth, pal formài, i èra fath de lénc de faèr e i li féva i scatolèrs, famosi pròpio par chèl (l’era roba che dhéva a finìla lontàn, fin in America...).


I casòns d'i scatolèrs, dho in ciaf la Val Bona
I scatolèrs, che adéss i é cognossùth par Cimbri e nò pi pal mestiér ch’i féva, i era pòra dhént plena de indhégno, col lénc de faèr i vardàva da fà un po’ de dut, pur da tirà avanti... Cuan che barba Piero al dhèva dhò in Cansèi, al ciapàva ‘l tròi che da la Thentolìna al va su ‘n t’i Fanghi, e po’ davòr de ‘l Thùcol de la Val, par dhi dhò ‘n te la Busa de le sclosìtole. Da unlì, al dhéva fin unlì de la Fontana Aghèr e po’ al se butàva dhò pa la Val Bona, fin abàss. Chéla volta nò l’era arlòis e la dhént la se regolava còl sòl; disòn ch’i 'varà volùt ‘na dhornàda, fra dhi e tornà. Mi me par da imaginàlo, barba Piero, co ‘l dhéva dhò pa la Val Bona: in miéth a ch’i faeròns (Fagus sylvatica) alth fòra de maniera e co’ dut un scur ‘n te chéle buse pléne de péth (Picea abies) e de avedìns (Abies alba). Adéss, ch’i lòcs là i é ritignùth de altissimo valòr naturalistico, tant che l’é in corso un progèto pa’ inserìli drento un elenco de foreste vetuste europee. 
Fonc che destrùth al lénc (Fomes fomentarius)
De chisti cà al é plén...
E l’é pròpio cussì: un al’à pròpio da ‘vé i vòi sfodràth de persiùto, par nò acòrdhesse de che ràtha de bòsch che l’é chel là: al soméa pi a ‘na foresta vergine che a un bòsc de ch’i normài. Drento là l’é dut che cròla e dut che torna a nàsse, co’ un continuo ricambio. Plante enormi rebaltàde che le se dèsfa sul terén e le devénta un grun de patùss, unlà che torna a crésse plantùte de péth e de avedìn. 
Hericium coralloides
E fòncs degradatòrs del lénc infìn che basta, ancia de specie rare (àins fà ai ciatàt ‘l Hericium coralloides, ritignùt ormai raro in Europa parchè rari i é pì i anbienti ch’i pòl ospitàlo (lo ai ciatàt su plante séce in piés de avedìn). E ancia un sfèlth endemico, che ‘l se clama Cystopteris sudetica, che ‘l sfòdra ‘l terén sòte i faèrs.
Cystopteris sudetica
E ‘sto spetàcol unico lo avòn unchì, su la porta de ciasa, théntha pajà biliéti... L’é tanta dhènt da Budòja che n’i sa néncia che ‘l nòstre comùn al ‘riva fin drénto in Cansèi, fin cuàsi dhò abàss sul plan. Pecàdo. Diséve prima, che mi me par da imaginàlo, barba Piero, bèl che ‘l dhéva dhò pa’ la Val Bona. Dhò in ciàf la val Bona l’era, e l’é anciamò i sèncs sul terèn, i casòns d’i scatolèrs, che uncuòi, su Google Earth, i li clama “Casoni Mastellani” (parchè l’èra un thèrto Bonatto Giovanni, vignùt da Roana, che ‘l féva ‘l mastelèr, chisto i lo conta su 'l sito dei Cimbri del Canséi .‘Sta dhént, i era unlì ch’i vivéva e i lavorava, tacàt al bòsc. Chi pòlo mai imaginàsse che ràtha de discorsi ch’i avarà fat fra de lòr, chéla volta, barba Piero e i scatolèrs? E chi sa se l’avarà mai vedùt ‘l Hericium coralloides  o ‘l Cystopteris sudetica? Nò se pòl savé, al dì de ‘ncuòi. Ne basta imaginà che lòr sì ch’i era in ecuilibrio co’ l’anbiente, conpàin d’indiàns: altre che neàltre, in cuàle condithiòns che se sòn ridusùth al dì de ‘ncuòi... me vin da plànde...

mercoledì 21 marzo 2012

Un blog che 'l me plas


Remenànt su internet, ai ciatàt un blog che 'l me plas sul serio, ancia par via de la lenga ch'i dopèra, che l’é ‘l catalàn. No dóma par chèl, comùncue: nencia a falo apósta, là drento i descór de alberi, tant par cambià... El link l’é chisto: http://amicsarbres.blogspot.it/. E i é apéna in ùndese che i scrif, altre che mi, da missòl...
Darà a finìla ch’ i mandarài un coménto, in dialéto, come chèl che soi davór a scrive.
Chél che ‘l me incuriosìs tant al’é ‘l catalàn, che mi nó cognósse, ma che se lo capìss pulìdo. Vedarón chè ch’i me respondarà... Magàre i contarài calcòssa su le nostre ciàrpine, che le é pléne de magagne.

giovedì 1 marzo 2012

I BAMBINI DI SCUOLA NEL BOSCO

Ecco, finalmente abbiamo cominciato a fare qualcosa in bosco. E' arrivata l'ora di portare i bambini della scuola primaria nel bosco, per far capire loro che il bosco va tagliato e non abbandonato a sé stesso, come siamo abituati a fare da tanto tempo.
Sui colli di Santa Lucia è cominciata la fase pratica del progetto dynAlp, quello voluto dal Comune di Budoia. Oggi, questa mattina, i bambini hanno potuto vedere come si abbattono gli alberi con la motosega e come poi vengono sezionati per ottenere legna da ardere. Hanno anche visto come si esboscano i tronchi col verricello forestale, dalle aree più lontane e fino a strada. Speriamo che molti di loro, in futuro, ricordino con piacere la giornata di oggi.  Dopo questa lezione in bosco, i bambini di scuola avranno l'impegno di trovare un nome col quale identificare la legna locale che risulterà dal progetto dynAlp.